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“In principio era la meraviglia”. L’arte di riprodurre gli oggetti, le macchine, le persone, la natura in movimento. Poi la meraviglia del kinetoscopio di Edison divenne pubblica, quando il fatidico 28 dicembre 1895 i fratelli Lumière hanno mostrato i prodigi del cinematografo in una sala con molti spettatori. La settima arte quindi nasce come un atto creativo a vocazione sociale. Probabilmente anche per questo è diventata un efficace strumento didattico, utilizzato dalla scuola per lo sviluppo del pensiero critico. La stagione cinematografica del nostro istituto ha avuto inizio con la proiezione della nuova fatica del regista italiano, Matteo Garrone presso il cinema “Spazio Odissea” di Cagliari, a cui hanno partecipato le classi del triennio del liceo e del tecnico il 31 ottobre scorso e parteciperanno presto anche le classi del biennio. 

“Io capitano” è un film che narra un viaggio contemporaneo, il quale però riecheggia il canto dell’uomo dalla mente multiforme e del suo erede troiano, devoto al Fato e ai numi. Seydou che trasforma i rimproveri della madre in battute da rapare. Seydou che prega gli dei aviti di proteggerlo dalle avversità. Il dinamismo di una colorata famiglia allargata, i canti, le danze, i sabati del villaggio a prepararsi per la festa sono bilanciati dalla staticità del deserto, scrutato dall’alto, uguale, crudele, come la Natura di Leopardi che non ti risponde. 

“Io capitano” è un film molto letterario, dal solido impianto classico. Un film con grotteschi effetti speciali destinati ai sogni da Mille e una notte. Una pellicola molto fotografata: sull’Africa prima, sul mare poi. Un errare quasi senza errore, dritti alla terra promessa di due cugini del Senegal, decisi ad affermarsi come cantanti in Italia, dove firmeranno “molti autografi ai bianchi”. Nessuno che fugge da guerre o carestie, da campi profughi o devastanti cambiamenti climatici. Seydou e Moussa rivendicano la possibilità concessa ai loro coetanei europei: viaggiare liberi con il solo documento d’identità in tasca, possibilmente quello autentico, che non ti vende un falsario con un nome e una nazionalità inventati. Viaggiare senza dover vedere in faccia la morte o finire schiavo nei mercati umani della Libia. Perché l’ultima pellicola di Garrone si intitola “Io capitano” non intendiamo svelarlo: vi è racchiuso il messaggio più bello, forte e commovente lasciato in eredità agli spettatori. Alla fine scoprirete che Seydou non è più né Odisseo né Enea. È un sedicenne a cui dolore, umiliazioni, crudeltà non hanno intaccato il cuore. Il viaggio di Seydou lo riporterà a sé stesso, perché “se hai il cuore puro, le sventure portano con sé anche il rimedio per debellarle”.

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