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Si chiama Angelo Binaghi, il super dirigente della Federazione Italiana Tennis che ha riportato agli antichi fasti questo sport facendolo rientrare, con tutti gli onori, nelle case degli Italiani. Un passato da promettente tennista; la palma d’oro per cursus honorum manageriale, dapprima presso il Tennis Club di Cagliari e poi nel Comitato Regionale Sardo, fino alla Presidenza della FIT nel 2001. Bel colpo e atmosfera da Foro Italico all’IIS Sergio Atzeni che, in una grigia e umida mattina di un sabato di metà febbraio, si è aggiudicato la presenza del boss della racchetta. Merito dei rappresentanti degli studenti, che hanno fortemente voluto quest’incontro, e dello staff dirigenziale della scuola che li ha supportati. Il Palazzetto dello Sport di Via Siena, l’ospitalità del Primo Cittadino, Beniamino Garau e dell’assessore allo Sport di Capoterra, Giovanni Montis hanno fatto il resto. “La nostra comunità ha dato molto valore allo sport. La realizzazione di un istituto superiore a vocazione sportiva a Capoterra è il frutto della sinergia con la comunità scolastica dell’Atzeni” ha affermato in apertura il sindaco. “Lo sport è un valido strumento per guadagnare autostima e superare qualsiasi pregiudizio. Servitevene per realizzarvi pienamente!” ha aggiunto l’assessore Montis. “Se perdete l’occasione di praticare sport in questo posto immerso nella natura, siete folli!” ha rincarato la dose Angelo Binaghi, rivolgendosi alla platea studentesca. “Quando frequentavo il liceo, fare sport a livello agonistico era difficile, perché i docenti lo percepivano come una distrazione dallo studio, pertanto non mi hanno affatto agevolato il percorso. Studiavo e mi allenavo. Per non perdere la bussola dello studio, giocavo a tennis in doppio, affiancandolo ora al basket, ora al golf, ora al calcio. Ho partecipato alle Universiadi in Romania, Canada e Giappone. Non ho mai abbandonato la pratica sportiva, poiché fare sport allunga la vita. Praticare il tennis ancora di più”. Non solo tennis quindi nella vita del dottor Binaghi, ma anche una laurea in ingegneria civile e soprattutto il distintivo di Dirigente sportivo tricolore più acclamato dell’anno, grazie al recente trionfo dell’Italia alla Coppa Davis, dopo 47 anni di astinenza da vittoria, e il podio più alto del tirolese Jannik Sinner agli Australian Open di Melbourne. Nessuna lotta può concludersi vittoriosamente senza audacia, abnegazione e sacrificio. Lo sport è come lo studio: “crudele -come disse Roger Federer- perché ti trascina per cinque lunghi set in una finale”. Formativo, perché crea i presupposti per raggiungere qualsiasi obiettivo.

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